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“L’Approdo. Opera all’Umanità Migrante”. La Katёr I Radёs – il relitto che diventa opera d’arte per non dimenticare mai”
Domenica 29 gennaio, alle ore 12, presso l’Area Fabbriche del Porto di Otranto, verrà inaugurata la prestigiosa scultura ideata dal grande maestro greco Costas Varotsos. “Sarà pesante il completo mancato coinvolgimento delle famiglie delle vittime e degli artisti albanesi” il rammarico della Presidente dell’Associazione Integra onlus.
La Katёr I Radёs, la nave emblema degli sbarchi albanesi in Italia, diventa un’opera d’artista dal nome “L’Approdo. Opera per l’Umanità Migrante”.
L’idea progettuale prevede che il relitto della motovedetta albanese Kater I Rades, protagonista della “Strage del Venerdì Santo”, nella quale il 28 marzo 1997 morirono 81 persone, riprenda il suo viaggio per trasformarsi in un’opera monumentale dedicata alla memoria di tutti i migranti morti in mare.
“Un progetto carico di significati”. Queste le parole con cui Klodiana Cuka, presidente Integra Onlus, commenta l’opera dell’artista greco, Costantino Varotsos a cui la nave è stata affidata. Al suo fianco hanno lavorato altri giovani artisti provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo, selezionati lo scorso ottobre in occasione della Biennale Giovani artisti d’Europa e del Mediterraneo a Salonicco.
Tra cui anche gli altri artisti coinvolti Arta Ngucaj e Arben Beqiraj dei “scafisti scafati” residenti in Italia, hanno lavorato sul rapporto tra produzione artistica e comunità locale con l’obiettivo di promuovere la partecipazione attiva dei cittadini al processo creativo e alla condivisione dei contenuti, anche attraverso un percorso espositivo, un itinerario di ricerca e di scoperta ambientato in sette spazi pubblici della città di Otranto.
Klodiana Cuka ricorda che la Katёr I Radёs era destinata alla rottamazione e sulla vicenda sarebbe calato il silenzio – forse l’oblio – su un triste evento della nostra storia. E’ così intervenuta l’associazione Integra che, nella figura della sua presidente, ha espresso tempestivamente il desiderio di occuparsi personalmente del recupero del relitto. E’ stata così avviata la procedura di recupero, raccogliendo, tra le altre cose, l’appello dell’avv. Francesca Conte, legale delle famiglie delle vittime. La Presidente Cuka ha inviato una lettera indirizzata al giudice responsabile del procedimento relativo all’abbattimento del relitto, e al Sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, che subito, dimostrando grande sensibilità, ha comunicato la disponibilità ad accogliere la nave, adoperandosi perché la procedura di abbattimento non avesse luogo.
“Da quel momento in tanti sono stati ad attivarsi per fare della nave che fu la tomba per tanti cittadini albanesi, un simbolo di umanità e solidarietà – afferma la presidente Integra onlus – Penso al progetto culturale che, insieme ad altri partner coinvolti, sta portando avanti con perizia e attenzione l’Istituto di Culture Mediterranee della provincia di Lecce. Oggi la Katёr I Radёs diventa arte, arte che è per antonomasia amore e dedizione verso ciò che merita di essere esaltato nel ricordo”.
Per l’occasione Integra onlus riteneva sacrosanto, coinvolgere in prima persona, come veri testimoni titolati a prendere la parola durante ogni momento cerimoniale piu’ di chiunque altro le famiglie di quei fratelli che trovarono la morte nelle acque di Otranto, affinchè tutti potessero comprendere quanto la storia dell’Italia sia legata a doppio filo con la loro terra, un filo di rispetto e solidarietà. “Tutto ciò rappresenta l’unica nube su una giornata così rappresentativa. Non è stato possibile coinvolgere i veri protagonisti di quella terribile vicenda. Integra onlus ha posto tra le mani delle istituzioni una bara bianca affinchè fosse innalzata con sensibilità umana, dimostrando che l’interesse della comunità è al di sopra di ogni personale interesse. La mancanza nella scaletta dei lavori di una voce testimonial albanese che abbia vissuto in prima persona la tragedia, sarà un assenza pesante tra tutti gli ospiti più rappresentativi che sfileranno a Otranto. I veri critici della grande opera di Varostos dovrebbero essere i familiari delle vittime, le associazioni ed i professionisti che le hanno rappresentate durante i lunghi anni dell’irto e doloroso decennale iter giudiziario, e non per ultimi gli artisti albanesi che, a margine, sono stati coinvolti nel progetto.
Occorre comprendere davvero il senso di tanti sforzi per recuperare la Katёr I Radёs ed il perche di tale sceltà nell’integrità di tutti i suoi dettagli tecnici, logistici e artistici – conclude Klodiana Cuka – sforzi che non hanno una paternità o altri scopi, ma soltanto l’obiettivo di ricordare i migranti e le loro storie, per non dimenticare e accogliere davvero e non solo a parole chi arriva da un’altra Terra”.
L’Ufficio stampa
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