La rotta balcanica: zona franca della nuova Europa?

I Balcani, dopo essere stati dimenticati, nei fatti, nella comune lotta europea contro la pandemia (lasciati alla solidarietà della sola Cina e Russia, per i vaccini) rischiano, di divenire una vera e propria “zona franca” nel cuore della vecchia Europa. Una miopia ed una contraddizione stridente, rispetto alle stesse politiche sostenute dall’Unione Europea in questi anni, candidando alla pre-adesione Paesi come l’Albania, ma anche in prospettiva Serbia e Montenegro (sostenuti dall’ Italia). In verità ci saremmo aspettati su questi temi sanitari, la massima solidarietà e fratellanza da parte della Commissione Europea, non un ripiegamento agli egoismi nazionali, sotto la pressione da parte di opinioni pubbliche smarrite e disorientate, da questa lotta lunga e sfibrante contro il covid-19 e le sue varianti, sempre piu’ contagiose.
Per molti aspetti questi atteggiamenti ricordano la sopravvivenza in tempi di emergenza, ma che non possono essere minimamente accettabili da parte di governanti, che hanno come primo dovere il perseguimento del ” Bene Comune” di tutti, non solo del proprio tornaconto elettorale, nei rispettivi
Paesi. Solo cosi’ si potrà’ costruire la nuova Europa dei popoli e non degli stati sovrani, capace di avere una lungimiranza per risanare altresì le ferite ancora aperte dal conflitto della ex-Jugoslavia, a distanza di oltre 25 anni dal trattato di Pace. In effetti lì la pace resta armata e precaria, specie per gli instabili equilibri etnico-politici, sia in Kosovo che in Bosnia Erzegovina.
I balcani, la cosiddetta “polveriera d’Europa”, sono un’area strategica, ma inquieta nel cuore dell’Europa, preda di fenomeni storici complessi, dove si
sovrappongono vecchi e nuovi nodi irrisolti, che producono democrazie fragili ed immature (dalla separazione dei poteri alla lotta alla corruzione ed alla criminalità’), in presenza di drammatici squilibri socio-economici, presenti all’interno di quelle società, post-comuniste e liberticide. La speranza viene dalle nascenti società’ civili, che rivendicano tutti i diritti universali, accanto al ruolo decisivo della stessa Chiesa cattolica ed ortodossa, con la vitalità’ delle nuove generazioni ed ancor più delle varie Diaspore disseminate nel mondo globalizzato, che tendono a rappresentare la vera “coscienza critica”, che chiede a gran voce anche il loro voto per favorire democrazie vitali e liberaldemocratiche, come quella albanese, tra le più’ attive, a partire dal nostro Paese, a cui Integra Onlus da’ il proprio contributo da anni.
Per questo le immagini arrivate in tutti i circuiti internazionali di migliaia di migranti bloccati sulla c.s. “rotta balcanica”, sono un ennesimo colpo al cuore da quella area, con le loro condizioni disumane, alla fame ed al freddo polare, del confine tra Bosnia-Erzegovina e Croazia, che ricordiamolo fa parte dell’U.E. Qui si sono registrati episodi drammatici, con l’incendio dello stesso campo profughi, dove erano riparati in condizioni di fortuna, immigrati che da anni viaggiavano, nel tentativo di avvicinarsi ai confini di una “Terra Promessa”, almeno ai loro occhi, spesso per ricongiungersi ai loro familiari, li’ già’ presenti da anni. Come richiamato dallo stesso Santo Padre, l’Europa deve finalmente rispondere non solo con un’atto di solidarietà e di aiuto immediato, ma anche invertire le proprie politiche migratorie, da anni bloccate in una sorta di” limbo “, per non urtare la contrarietà’ dei diversi Paesi a vocazione sovranista, non solo del Nord-Europa, come il cartello di Visegrad.
L’Europa deve così uscire da questa eterna campagna elettorale, dove i temi migratori vengono utilizzati solo per alimentare le divisioni e gli odi, in una sorta di “guerra tra poveri”, spesso per nascondere la mancanza di vere politiche di sviluppo e di crescita, che ora si spera con il dopo- pandemia possano essere meglio affrontate, anche grazie alle ingenti risorse del ” Recovery Plan “, per la riconversione green e digitale del continente, che però deve poter colmare altresì’ le enormi diseguaglianze prodotte, in anni di rincorsa solo al profitto assoluto di economie finanziarizzate e diseguali, che spesso hanno sfruttato la stessa forza lavoro immigrata, senza politiche di integrazione non solo economica, sociale, ma altresì legate allo stesso “Ius
Culturae”. La governance europea, al di là’ della emergenza pandemica, deve riequilibrare rapidamente tutte queste politiche parziali e distorte per programmare e non subire i flussi migratori, che vanno affrontati a monte (specie verso il continente africano, ma non solo), per evitare che il vecchio continente diventi una ” fortezza assediata”, dall’esterno, anche per le diverse strategie geopolitiche delle grandi potenze, come la Russia, la Cina e la stessa Turchia, che hanno interesse a tenerla divisa e sotto ricatto, già’ sullo scenario libico.
In conclusione, la “Rotta Balcanica” tende a rappresentare una cartina di tornasole per il futuro di una nuova Europa, realmente unita, che non può’ solo avere un tardivo spirito caritatevole, per una coscienza cristiana, ma deve programmare e governare politiche migratorie avanzate e di
integrazione, per un fenomeno, che non e’ più’ emergenziale, ma strutturale in tutte le società’ occidentali. In verità’ questo corridoio umanitario fu già’ bloccato nel 2016, in seguito all’accordo tra U.E. e la Turchia, (che incassò un rilevante contributo), ma in realtà non è stato mai chiuso. La dimostrazione ora è la disperazione dei rifugiati ancora in fuga (i dati dell’OIM parlano di oltre 40mila in Serbia e quasi 16mila in Bosnia-Erzegovina). Un’odissea infinita di donne, uomini e minori, in cerca di un futuro migliore, che però restano per molti dei fantasmi, anche dopo le denunce sugli incendi dei rifugi di fortuna, a cui in verità’ ha risposto solo la Caritas Internazionale, che va realizzando un capannone per la protezione dei migranti in Bosnia, con un refettorio per somministrare il cibo, nel lungo e gelido inverno dei balcani.
E’ ora che l’Europa vari concretamente il “Migration Compact”, già annunciato da anni, superando le divisioni ed i veti dei Paesi sovranisti, con azioni mirate e pluriennali, anche di sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori, attraverso Piani di sviluppo della stessa cooperazione Internazionale
e bilaterale, in particolare dei Paesi di primo approdo, che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Al nascente governo Draghi vanno cosi’ i nostri migliori auguri, anche a nome del vitale Terzo Settore,” che aiuta, ma che va anch’esso aiutato”, specie in questa drammatica fase della pandemia, ancora in corso. La raccomandazione al nuovo “SuperMario”, di perseguire realmente il “Bene Comune”, di cui peraltro si professa sensibile, ora sostenuto da una maggioranza larghissima ed inedita, con gli stessi sovranisti della prima ora, che si sono riconvertiti all’europeismo ed l’atlantismo più ortodosso…. Meglio tardi che mai, potremmo dire, a patto che questa conversione risulti reale e stabile, non più’ sulla strada di Damasco come San Paolo, ma su quella di Bruxelles.
Klodiana çuka, Presidente Integra Onlus