La riforma infinita del terzo settore

Uscire dall’emergenza pandemica con la solidarietà e l’innovazione

L’Anno Domini 2021 si spera passi alla storia per il superamento di questa terribile pandemia e finalmente avvii la ripresa socio-economica globale, anche nel nostro Paese. In questi giorni il Governo Draghi dovrebbe presentare in Parlamento le linee del piano di investimenti delle risorse europee e speriamo che non dimentichi di affrontare altresì  tutte le “riforme incompiute” italiane.

Tra queste la stessa riguardante il nostro terzo settore, figlio della L.n.106/2016, che attende ancora molti decreti attuativi. In verità essa è in buona compagnia, in un Paese preda della proliferazione legislativa, con leggi spesso confuse e contraddittorie negli indirizzi, che poi lasciano spazio discrezionale nella loro  corretta interpretazione ed applicazione.

Questa lentezza ed opacità viene esasperata da una burocrazia autoreferenziale e inefficiente, se non talvolta  arrogante: “Forte con i deboli e debole con i forti”. Per questo l’auspicio è che arrivi finalmente una stagione riformatrice unica e non settoriale, vista l’interdipendenza di tutti questi ambiti, che regolano la vita del Terzo Settore, stretto tra Stato e Mercato. La stessa Integra è  nel pieno di questa evoluzione da Onlus, si è dovuta adeguare diventando una Aps – Associazione di Promozione Sociale, senza  però perdere il proprio ricco bagaglio di esperienze e di opere realizzate, ora da arricchire con  nuove prospettive al servizio della rinascita generale del Paese.

Le nostre preziose competenze acquisite sul campo da coniugare con l’innovazione nella difesa dei diritti universali di cittadinanza, per un’accoglienza sicura  ed un’integrazione  concreta nel mondo del lavoro di tutti i soggetti  più deboli, compresi i portatori di handicap e gli ex detenuti (come i nostri progetti avanzati in una regione virtuosa come la Puglia, nella formazione  di qualità e  nel turismo culturale e sociale).

Il problema resta come governare questa transizione, superando progressivamente i nostri  ritardi storici nello sviluppo e nel lavoro, specie nel Mezzogiorno, partendo da nuove politiche sociali più inclusi ve per i migranti, capaci così di sanare le ferite e le ingiustizie subite anche da gestori di servizi come Integra, ancora intenta  a reclamare i propri diritti ad esistere ed  essere risarcita dai torti subiti.

Come ha stigmatizzato la giornalista Milena Gabanelli sul suo “Data Room”: “I mille cambi di nome, perché tutto resti uguale. Le finte riforme che fanno confusione”. Il Codice del Terzo Settore ha definito il riordino civilistico e fiscale, ridisegnando il perimetro ed il profilo del nostro vitalissimo volontariato italiano, ma su quali risorse reali si potrà contare?

Il rischio, ventilato da molti osservatori, si riassume nel detto manzoniano del vaso di coccio stretto da quelli di ferro, ovvero il Terzo Settore schiacciato tra uno Stato elefantiaco ed un mercato divenuto ancor più selvaggio nella ripresa post-pandemica.

Pertanto bisognerà fare chiarezza su questi ambiti e bilanci assegnati al nostro mondo, tanto elogiato a parole per il suo lavoro a favore dei soggetti più fragili e vulnerabili, che però rischia di ritrovarsi più povero ed indebolito del passato. Quindi quando si parla di premiare il sacrificio del Terzo Settore vanno fissate chiare regole d’azione, coerenti con tali obiettivi dichiarati, come quello di “defiscalizzare e sburocratizzare il No Profit”.

Innanzitutto è una sfida politica – istituzionale aperta, per una reale sussidiarietà dello Stato, al centro e sui territori, che Integra osserva con attenzione critica, in una fase storica decisiva per la rinascita e la resilienza dell’ Europa e dell’Italia.

Da essa noi aspettiamo finalmente il varo di politiche organiche ed avanzate, a partire dai flussi migratori, resi programmati e sicuri, per impedire il triste spetta colo di migliaia di esseri umani inghiottiti nei nostri mari o morti di fame e stenti vicini ai nostri confini terrestri, dalla rotta mediterranea a quella balcanica. Ed allora il nuovo governo Draghi sottoscriva innanzitutto il “Migration Compact” della UE, che venne rigettato dal governo Conte, per l’ostilità delle sue componenti populiste e sovraniste, anche se la titolare del Ministero dell’Interno e’ restata la stessa, quasi un tecnico buono  per tutte le politiche, quando in realtà sembra più interessata a difendere gli interessi della propria casta burocratica.

Quindi il nostro mondo ha diritto a reclamare un segnale di svolta concreta da parte delle Istituzioni, come ribadito recentemente dalla Portavoce del Forum  del Terzo Settore, che ha denunciato come ancora manchino garanzie pubbliche per lo stesso ” accesso al credito per gli enti del T.S., che non svolgono attività commerciali”, in assenza della proroga scaduta a fine 2020. Tanti segnali preoccupanti di disattenzione e sottovalutazione del mondo sociale e del lavoro, specie verso i soggetti più colpiti dalla pandemia, piegati dalla crisi economica, più di altri ceti protetti.

In conclusione, aspettiamo la verità dei fatti e non delle vuote enunciazioni, che lasciano il tempo che trovano, sollecitando ancora  i ristori ed i sostegni dignitosi per ripartire con le nostre “Buone Azioni”, come richiesto  anche dal Santo Padre. L’occasione è pressoché irripetibile di coniugare le riforme e la ripresa economica e sociale, con il massimo di equità, solidarietà  ed innovazione, nella prospettiva di una maggiore integrazione europea, fin dal suo bilancio 2021-2027.

Klodiana Cuka, Presidente Integra Onlus