Klodiana Cuka, presidente di Integra Onlus: “Provo profondo rammarico per come le istituzioni abbiano già dimenticato l’avvenimento e per come il Comune di Otranto in particolare abbia gestito il monumento dedicato alle vittime. Nessun lancio di fiori, ma solo la proiezione in aprile del film “Anija”, del regista Sejko”.
Domani ricorre il XVIesimo anniversario della tragedia ribattezzata “Strage del venerdì Santo” avvenuta nel Canale di Otranto, durante la quale 108 albanesi tra cui donne e bambini, persero la vita morendo affogati all’interno della barca Kater I Rades, battente bandiera albanese, speronata nel Canale nell’operazione di “respingimento di profughi”.
Da quel momento, ogni anno le associazioni antirazziste pugliesi ricordano l’accaduto lanciando dei fiori in mare, in memoria delle vittime, ribadendo il loro forte no ad ogni forma di razzismo, con la speranza che simili stragi non avvengano mai più.
Tra queste proprio Integra Onlus ha reso possibile il salvataggio del relitto.
L’associazione per via dell’indifferenza dimostrata dalle istituzioni, ha deciso di non dare luogo domani a nessuna manifestazione.
“La giornata del 28 marzo 2013 la ricoderemo senza nessun evento in particolare. Nessun lancio di fiori nel Canale di Otranto. Putroppo devo constatare che le istituzioni hanno già dimenticato la tragica ricorrenza – afferma Klodiana Cuka, presidente di Integra – non una certa negligenza da parte del Comune di Otranto per la scarsa sensibilità dimostrata nel cercare di recuperare un monumento dedicato alle vittime. Ci riserveremo soltanto di proiettare in aprile il film di “Anija” del regista albanese Roland Sejko, che ne riscostruisce la storia”.
La Corte d’appello, dopo aver recuperato il relitto “scomodo” del Kater I Rades, ne ha disposto il trasferimento ad Otranto, affinchè diventasse monumento in ricordo delle vittime. Purtroppo i lavori di recupero non sono mai stati portati a termine. Non è stata nemmeno realizzata una targa di ricordo che spiegasse ai visitatori di Otranto il significato della nave. Intanto, al di là dell’Adriatico le famiglie delle vittime piangono ancora i loro cari dimenticati.
Le fotografie scattate dalla stessa presidente Cuka testimoniano l’abbandono.
“Con dolore e sdegno ho fatto queste foto a Otranto. Invece della nave della memoria oggi la definirei la nave della discordia. Insieme ad altre tante persone siamo saltati di gioia quando abbiamo compreso di aver salvato il relitto. Ma poi chi gestisce interessi e fondi ha deciso renderla in nave della discordia – dichiara la presidente -. Non trovo parole e neanche scusanti per giustificare e o comprendere la trascuratezza ed i motivi che hanno ucciso definitivamente ciò che voleva essere un opera d’arte. Transenne e vetri rotti! Penso e non solo io, che chi ha perso la vita nella pancia di quella nave, preferisce che quel rottame sia rimosso, piuttosto che sia una massa di vetri e
ruggine senza identità e senza neanche una targa di commemorazione promessa dalle istituzioni coinvolte e mai realizzata! Politici e tecnici delle istituzioni non possono bendare gli occhi e perdere persino la sensibilità umana, perché impegnati in facendo più importanti che l’arte e le politiche migratorie”.
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