Le esperienze della programmazione sociale nel passato triennio presentano molte zone d’ombra per il terzo settore pugliese: il livello di interlocuzione con le istituzioni è stato piuttosto basso, non tanto nei confronti della Regione Puglia in sede di redazione del Piano Sociale Regionale, quanto in sede di programmazione locale dei “Piani di Zona”. Ciò a causa dell’accavallarsi di diversi fattori: autoreferenzialità delle istituzioni, appropriazioni di funzioni pubbliche da parte di gruppi politici locali, scarsa strutturazione organizzativa del terzo settore, scarsa conoscenza dei metodi e delle procedure di progettazione partecipata, ecc.

Per il futuro il quadro diventa ancora più fosco a causa dei tagli e degli azzeramenti dei fondi sociali nazionali come conseguenza delle politiche di rigore economico. È vero che in regione Puglia la situazione è parzialmente mitigata dalla presenza di residui rinvenienti dagli anni precedenti (a causa di ritardi nella spesa sia a livello di ente Regione che a livello di ambiti territoriali), tuttavia è anche evidente che tali residui non sono di certo sufficienti a ribaltare una prospettiva in cui il finanziamento pubblico dei servizi sociali viene messo seriamente in discussione.
All’interno del Terzo Settore e fra gli studiosi più attenti alle dinamiche sociali, stanno pian piano emergendo in maniera sempre più evidente correnti di pensiero e linee di azione volte a confutare la tesi secondo cui la crisi economica non lascerebbe scampo allo Stato, “costringendolo” a sacrificare le politiche sociali. In realtà le politiche di rigore economico richiedono sì di riequilibrare entrate ed uscite dei bilanci pubblici, ma le modalità per ottenere tale risultato potrebbero essere molte: per esempio aumentando le entrate e colpendo i ceti più abbienti o le attività più speculative (patrimoniale, tobin tax, ecc.), oppure riducendo alcune voci di spesa diverse di quelle per il sociale (per esempio quelle militari …).
Nel contempo il Governo Italiano (in particolare attraverso il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, il Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero) ha elaborato e sta implementando il cosidetto PAC (Piano di Azione e Coesione) con il quale sta procedendo alla riprogrammazione dei fondi comunitari co-finanziati al Sud. Tale piano prevede una riprogrammazione pari a circa 2,3 miliardi di euro nelle Regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, destinando 845 milioni a obiettivi di inclusione sociale: cura dell’infanzia (400), cura degli anziani non auto-sufficienti (330), integrazione della politica dell’istruzione contro la dispersione scolastica con azioni per la legalità nel territorio (77), progetti promossi da giovani del privato sociale (38). Gli altri interventi (per 1.498 milioni) sono rivolti alla crescita attraverso, fra l’altro, iniziative per i giovani, interventi per promuovere lo sviluppo delle imprese e la ricerca, promozione dell’innovazione dal lato della domanda attraverso bandi precommerciali, valorizzazione di aree di attrazione culturale e riduzione dei tempi della giustizia.

Nel prossimo futuro, dunque, le possibili strategie di azione nell’ambito del welfare locale e dell’economia sociale, dovranno fare i conti necessariamente sia con le programmazioni ri/programmazioni regionali e/o locali dei (pochi) fondi sociali ancora disponibili, sia con le opportunità che verranno create dall’attuazione ed implementazione del P.A.C. Governativo. Ciò determinerà una complessificazione delle procedure in quanto sarà necessario interagire conattori istituzionali differenti (locali, regionali e nazionali) e predisporre strategie che sappiano realizzare programmi di intervento locale coerenti e calibrati pur se attingendo risorse provenienti da fonti diversificate (evitando duplicazioni, lacune, sprechi, sovrapposizioni, ecc.).
Le sfide per il Terzo Settore:
• Conoscenza: in futuro, ancor più che in passato, sarà importante conoscere tempestivamente quali risorse verranno messe in circolazione, con che tempistiche, con quali obiettivi/priorità, a quali condizioni …. Il problema sarà soprattutto quello di attingere informazioni da fonti differenti, analizzarle, elaborarle per renderle congruenti, confrontabili e compatibili, per poi mettere in circolo tali rielaborazioni e predisporsi a recepire i feedback dai territori ….
• Programmazione: la conoscenza di per sé sarebbe sterile se non si traducesse in azioni e interventi volti ad incidere in una realtà in cui le dinamiche sociali scaraventano nell’abisso dell’esclusione fasce sempre più ampie di popolazione. Acquisire notizie deve perciò tradursi nella capacità di sviluppare competenze, il che può essere ottenuto solo attraverso adeguati programmi di azione che trasformino dati e notizie in progetti e strategie di intervento in cui i differenti attori possano cooperare per il perseguimento del bene comune.
• Organizzazione: le sfide della conoscenza e della programmazione, chiamano direttamente in causa quella dell’organizzazione. Un’efficace azione sociale, infatti, non sarà costruita né sulla semplice capacità di attingere ed elaborare notizie ed informazioni, né sulla programmazione “a tavolino” di soluzioni ideali. Bisognerà invece cercare di contrastare fenomenologie sociali, culturali, economiche e politiche estremamente complesse. Per il terzo settore diventerà perciò essenziale la capacità pensarsi come un “sistema” e, quindi, la capacità di plasmare assetti organizzativi che siano per un verso strutturati (per mettere a frutto rapidamente le informazioni man mano che vengono acquisite) e, per altro verso, che siano anche sufficientemente flessibili (da potersi adattare e modificare sulla base delle esigenze che le informazioni acquisite e le azioni elaborate andranno ad evidenziare).
Obiettivi dell’Agorà:
L’agorà proposto non può ovviamente rappresentare l’unico strumento per affrontare una situazione così complessa e ricca di sfaccettature. È evidente che saranno necessarie ulteriori ed incisive azioni sia da parte dei vertici regionali delle reti di Terzo Settore, sia di strategie di articolazione territoriale per far si che siano interessate e valorizzate le esperienze delle organizzazioni di base. In una tale prospettiva, l’Agorà può però fungere da evento per “catalizzare” almeno alcuni degli elementi salienti sopra evidenziati:
• Offrire agli attori del terzo settore pugliese una occasione di interfaccia complessiva con le
istituzioni nazionali, regionali e locali coinvolte nei processi suddetti (mettendo assieme ed a confronto diretto interlocutori dei differenti livelli).
• Chiamare a raccolta il terzo settore pugliese cercando di individuare alcuni obiettivi condivisi su cui mobilitare le forze e attivare forme di collaborazione più incisiva anche con gli attori
istituzionali.
• Richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media su alcune scelte “politiche” che rischiano di compromettere la sopravvivenza di buona parte dei diritti sociali di cittadinanza.

Bari, 20 dicembre 2012
Sede: Sala Conferenze – ACLI Provinciale di Bari – Via De Bellis, 37 – Bari
Orario: 09:30-13:30
Programma:
09:00-09:30 Accoglienza e registrazione partecipanti
09:30-09:45 Saluti istituzionali (Regione, Provincia, Comune)
• 09:45-10:30 Prof. Ugo Ascoli: Relazione introduttiva (finanziamento del welfare, coesione sociale e sviluppo economico …)
• 10:30-11:00 Rappresentante del Ministero per la Coesione Sociale (….….):
Presentazione dello stato dell’arte del Piano di Azione e Coesione
• 11:00-11:15 Dott. Piero D’Argento: La ricerca sulla programmazione di zona nel triennio – Focus sui deficit di partecipazione
• 11:15-12:00 Dott.ssa Anna Maria Candela, Dirigente del Servizio Programmazione sociale e Politiche di benessere e pari opportunità, Assessorato al Welfare della Regione Puglia
12:00-13:15 Dibattito pubblico
13:15-13:30 Conclusioni: Dott. Gianluca Budano Portavoce Regionale Forum Terzo Settore

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L’Impegno di Integra Onlus per…

il Riconoscimento della Figura Professionale del Mediatore Interculturale

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RICONOSCIMENTO DEL MEDIATORE INTERCULTURALE

Al Presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Gianfranco Fini
Al Presidente del Senato della Repubblica Italiana, Onorevole Renato Schifani
All’On. Aldo Di Biagio e Firmatari della Proposta di legge n. 2138
All’On Jean Leonard Touadi e Firmatari della proposta di legge n. 2185

Egregi,
la consistente e variegata presenza di stranieri, in particolare
extracomunitari, ha creato, nel nostro Paese, problematiche e bisogni nuovi,
sottoponendo le strutture sociali, politiche ed economiche, nonché le abitudini
culturali e gli stili di vita a forti spinte di trasformazione ed evidenziando la
necessità di sviluppare nuove competenze, in grado di rispondere alle
esigenze dei cittadini stranieri, favorendone l’integrazione.
_________________________________________________________
Per tale motivo e poiché il movimento dei flussi migratori rappresenta un
elemento peculiare della nostra contemporaneità, occorre prepararsi per
affrontare e per governare i cambiamenti dell’assetto sociale e della stessa
fisionomia identitaria del nostro Paese, abbandonando l’idea di
un’immigrazione temporanea, legata alle sole esigenze dei cicli produttivi, in
favore di uno scenario plurilingue, multietnico e multiculturale.
Da tempo in Italia la mediazione interculturale è considerata una risorsa
strategica per una piena integrazione dei migranti. Al momento, tuttavia,
manca una riflessione strutturata sulla mediazione, pur emergendo da più
parti la necessità di una politica organica supportata da una normativa
legislativa.
___________________________________________________________
Il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, ha riconosciuto, per la prima volta, la figura del « mediatore
interculturale ».
___________________________________________________________
Tuttavia, tale riconoscimento non comporta ancora una definizione univoca di
questa nuova figura professionale su tutto il territorio nazionale, sotto il
profilo del ruolo, delle funzioni, delle competenze professionali, dei percorsi
formativi, della relativa certificazione e del suo riconoscimento legale, così
come manca un’individuazione degli ambiti lavorativi e d’impiego in cui essa
si esplica e la sua presenza tra i profili collocati nel CCNL-Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro.
____________________________________________________________
Ad oggi, alla Camera ci sono due proposte di legge sulla mediazione
interculturale presentate entrambe a febbraio 2009: una il 2 febbraio n. 2138
presentata dall’ On. Di Biagio, a cui ho dato il mio personale contributo in
qualità di coordinatrice per il Sindacato Mediatori Culturali del SeiUGL, e
l’altra n. 2185 del 10 febbraio 2009 presentata dall’ On. Touadì. Tali proposte
di Legge, però, si sono arenate da un anno nella Commissione Affari Sociali.
L’approvazione del nuovo documento CNEL “Mediazione e mediatori
culturali: indicazioni operative CNEL ONC – Organismo nazionale di
coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, gruppo
di lavoro sulla mediazione culturale del 29 ottobre 2009″, mette però
tecnicamente in crisi le proposte di legge attuali.
___________________________________________________________
Si tratta, tuttavia, di testi che andrebbero assemblati in un’unica proposta
sulla base delle indicazioni definite dal documento Cnel e dagli atti del tavolo
Interistituzionale indetto dal Ministero dell’Interno, presentati a dicembre
2009 presso il Cnel. L’approvazione di tali disposizioni permetterebbero di
affrontare in modo serio e organico una tematica così delicata e importante
per il nostro Paese, migliorando sensibilmente le condizioni dei mediatori
interculturali i quali, allo stato attuale, sono impiegati nella pubblica
amministrazione e nel settore privato, senza avere alcun riconoscimento di
figura professionale, in una situazione di assoluta precarietà. Inoltre, una
Legge puntuale e precisa sulla figura del mediatore consentirebbe a migliaia
di professionisti immigrati, ma anche a migliaia di giovani italiani laureati
che studiano Scienze Sociali con specializzazione in Mediazione
interculturale, di concretizzare un sogno e dare vita a tante speranze, oltre
che dare dignità professionale e lavorativa.
________________________________________________________
Se è vero come è vero che la figura del mediatore interculturale sia una delle
più richieste e urgenti degli ultimi anni, impegnato come è nel settore
giudiziario, nelle strutture assistenziali pubbliche e private, nella scuola,
nella pubblica amministrazione, nel settore socio-sanitario, nel settore della
pubblica sicurezza, nelle aziende private, dimostrandosi con evidenza una
delle professionalità più idonee per fornire delle risposte alle esigenze di
integrazione in una società, come quella attuale sempre più multietnica e
interculturale, ne consegue sia ineludibile rimuovere gli ostacoli che ne
impediscono il riconoscimento.
_________________________________________________________
Da Presidente di un’Associazione che fin dalla nascita, operando sia sul
territorio pugliese che su quello italiano, è nata da un gruppo di mediatori ed
ha concentrato la propria attività sulla mediazione linguistico culturale e
l’inserimento lavorativo dei mediatori interculturali, e anche da mediatrice
che ha conseguito la propria formazione all’inizio degli anni 2000, sono
impegnata da anni sul tema della mediazione, tanto da contribuire anche ai
contenuti della proposta di legge Di Biagio.
_______________________________________________________
Alla luce di tali riflessioni, ritengo pertanto necessaria ed improrogabile
un’azione di sensibilizzazione finalizzata a raggiungere in tempi brevi
l’obiettivo del riconoscimento della figura del mediatore interculturale, con la
certezza di avere al mio fianco tanti giovani e tanti professionisti che
sostengono insieme a me una simile battaglia di civiltà e amore per il
prossimo.
________________________________________________________
Per tali motivi l’Associazione Integra Onlus, insieme con MNC – Movimento
Nazionale Nuovi Cittadini e l’Associazione Democrazia e Liberta e altre
Associzioni, proporrà un Appello popolare a seguito di una raccolta firme che
coinvolgerà tutta l’Italia e tutti i cittadini e le cittadine che dal 10 dicembre
2010 potranno, come noi, dire la loro e manifestare il proprio “Sì” per il
riconoscimento nel nostro Paese di un ruolo così delicato e importante sotto il
profilo professionale, sociale e culturale.
__________________________________________________________
Fiduciosi in un riscontro positivo, si porgono i più cordiali saluti.
Il Presidente
Dr.ssa Klodiana Çuka

il Riconoscimento della Figura Professionale del Mediatore Interculturale

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