Sono passati ormai vent’anni dai primi sbarchi di albanesi presso il Canale di Otranto. Immagini che fecero il giro del mondo, mostrando le traversie di una popolazione che si riversava in un altro Paese per sfuggire a una situazione politica difficilissima causata dal disgregamento dei regimi comunisti. Abbiamo ancora negli occhi quelle scene, anche se da allora molte cose sono cambiate. Gli albanesi che arrivarono, e in particolare coloro che sono rimasti nel Salento, sono una realtà non più alla prima generazione. Alcuni costituiscono una fondamentale forza lavoro per l’economia locale, ma molti sono anche professionisti impiegati nel terziario. Come Klodiana Cuka, giovane presidente di Integra Onlus, associazione che difende i diritti dei migranti.

Sono passati vent’anni dal primo sbarco, e molti albanesi sono rimasti nel Salento. A che punto è la loro integrazione?

“La storia ha sempre legato l’Italia e l’Albania e le nuove migrazioni hanno segnato i nostri Paesi, disegnando un ponte di pace e solidarietà. Siamo chiamati ad affrontare insieme un percorso fatto di sforzi comuni, di azioni concrete e operose che si accompagnano alle speranze di chi lascia il proprio Paese per vivere in un’ altra terra. Chi vuole crescere e portare una testimonianza di vita autentica e dignitosa sa bene che ogni scelta passa dalla volontà di creare un ponte ideale tra le culture, un legame solidale tra due realtà diverse che si completano. Ridare a tutte le comunità migranti il dovuto rispetto e abbattere tutti i pregiudizi: questo l’obiettivo di chi, come me, è profondamente consapevole che ognuno è artefice del proprio destino. Il mio percorso personale e professionale dimostra come lo straniero possa inserirsi e integrarsi perfettamente in un tessuto sociale diverso da quello d’appartenenza, fino a diventarne parte integrante anche dal punto di vista giuridico, acquistando la cittadinanza italiana”.

Crede che una società multietnica possa essere un valore aggiunto per la crescita collettiva e individuale in una comunità?

“Come mediatrice e presidente di Integra Onlus mi spendo da anni per far sì che la nostra società prenda coscienza del migrante come valore aggiunto e come risorsa, affinché anche in Italia si affermi un processo di valorizzazione dei migranti che superi gli stereotipi e veda i soggetti migranti non più solo come coloro che possono aiutare il PIL del Paese con il lavoro – troppo spesso in nero – ma come portatori di conoscenza, cultura, apertura a nuove realtà. Oggi, in coscienza, ritengo che gli immigrati siano pronti a prendere in mano il proprio destino e a contribuire alla sviluppo dell’Italia, partecipando anche attivamente alla vita politica del Paese e dando il proprio apporto per trovare soluzioni che possano portare ad un rinnovamento proficuo in materia di immigrazione”.

Ieri gli immigrati svolgevano i mestieri abbandonati dagli Italiani, oggi sono professionisti e svolgono altre mansioni: quali le difficoltà iniziali per l’affermazione personale? Ci sono ancora difficoltà e pregiudizi?

“Se da un lato, come ci ricorda Riccardo Staglianò nel suo libro”Grazie – Ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti”, è vero che senza gli immigrati l’Italia sarebbe perduta. Se infatti proviamo a immaginare una giornata italiana di 24 ore, a ogni ora corrisponde un mestiere nel quale, ormai, il lavoratore straniero è diventato maggioranza. Mestieri che, come conferma un solidissimo studio della Banca d’Italia, gli italiani non vogliono più fare. D’altro canto è altrettanto vero che gli immigrati non sono più solo forza-lavoro: tanti sono oggi gli immigrati professionisti qualificati che si trovano ad affrontare tante difficoltà, a partire dal riconoscimento dei titoli di studio, che una volta arrivati in Italia vengono azzerati, fino ad arrivare alla preoccupazione della possibile concorrenza sul mercato del lavoro qualificato da parte del Paese di arrivo”.

Esiste il razzismo nel Salento, ed è più o meno forte che altrove?

“La Puglia e il Salento sono terra da sempre multiculturale, accogliente non solo perché coinvolta, suo malgrado, dai processi migratori, ma soprattutto per la propensione dei suoi cittadini al sorriso e all’ospitalità. Certo, spesso io e Integra affrontiamo la diffidenza di chi non conosce la realtà del “diverso”, il vissuto personale. Non è facile affrontare ogni giorno i problemi che si presentano. Penso a quando mi sono attivata per fronteggiare l’emergenza degli sbarchi a Otranto, in particolare in quel triste giorno in cui morirono nel Canale tanti immigrati. Trovare posti letto, pensare alle cure mediche, insomma all’accoglienza in senso lato…. Ma mi sono rimboccata le maniche, e grazie a una grande sinergia tra le istituzioni anche Integra ha dato il suo contributo per tamponare l’emergenza.

Angela Leucci

Fonte: http://www.otrantooggi.it/2011/03/23/ieri-albanesi-oggi-italiani-come-vivono-i-migranti-di-venti-anni-fa-secondo-klodiana-cuka-presidente-di-integra/

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L’Impegno di Integra Onlus per…

il Riconoscimento della Figura Professionale del Mediatore Interculturale

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RICONOSCIMENTO DEL MEDIATORE INTERCULTURALE

Al Presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Gianfranco Fini
Al Presidente del Senato della Repubblica Italiana, Onorevole Renato Schifani
All’On. Aldo Di Biagio e Firmatari della Proposta di legge n. 2138
All’On Jean Leonard Touadi e Firmatari della proposta di legge n. 2185

Egregi,
la consistente e variegata presenza di stranieri, in particolare
extracomunitari, ha creato, nel nostro Paese, problematiche e bisogni nuovi,
sottoponendo le strutture sociali, politiche ed economiche, nonché le abitudini
culturali e gli stili di vita a forti spinte di trasformazione ed evidenziando la
necessità di sviluppare nuove competenze, in grado di rispondere alle
esigenze dei cittadini stranieri, favorendone l’integrazione.
_________________________________________________________
Per tale motivo e poiché il movimento dei flussi migratori rappresenta un
elemento peculiare della nostra contemporaneità, occorre prepararsi per
affrontare e per governare i cambiamenti dell’assetto sociale e della stessa
fisionomia identitaria del nostro Paese, abbandonando l’idea di
un’immigrazione temporanea, legata alle sole esigenze dei cicli produttivi, in
favore di uno scenario plurilingue, multietnico e multiculturale.
Da tempo in Italia la mediazione interculturale è considerata una risorsa
strategica per una piena integrazione dei migranti. Al momento, tuttavia,
manca una riflessione strutturata sulla mediazione, pur emergendo da più
parti la necessità di una politica organica supportata da una normativa
legislativa.
___________________________________________________________
Il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, ha riconosciuto, per la prima volta, la figura del « mediatore
interculturale ».
___________________________________________________________
Tuttavia, tale riconoscimento non comporta ancora una definizione univoca di
questa nuova figura professionale su tutto il territorio nazionale, sotto il
profilo del ruolo, delle funzioni, delle competenze professionali, dei percorsi
formativi, della relativa certificazione e del suo riconoscimento legale, così
come manca un’individuazione degli ambiti lavorativi e d’impiego in cui essa
si esplica e la sua presenza tra i profili collocati nel CCNL-Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro.
____________________________________________________________
Ad oggi, alla Camera ci sono due proposte di legge sulla mediazione
interculturale presentate entrambe a febbraio 2009: una il 2 febbraio n. 2138
presentata dall’ On. Di Biagio, a cui ho dato il mio personale contributo in
qualità di coordinatrice per il Sindacato Mediatori Culturali del SeiUGL, e
l’altra n. 2185 del 10 febbraio 2009 presentata dall’ On. Touadì. Tali proposte
di Legge, però, si sono arenate da un anno nella Commissione Affari Sociali.
L’approvazione del nuovo documento CNEL “Mediazione e mediatori
culturali: indicazioni operative CNEL ONC – Organismo nazionale di
coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, gruppo
di lavoro sulla mediazione culturale del 29 ottobre 2009″, mette però
tecnicamente in crisi le proposte di legge attuali.
___________________________________________________________
Si tratta, tuttavia, di testi che andrebbero assemblati in un’unica proposta
sulla base delle indicazioni definite dal documento Cnel e dagli atti del tavolo
Interistituzionale indetto dal Ministero dell’Interno, presentati a dicembre
2009 presso il Cnel. L’approvazione di tali disposizioni permetterebbero di
affrontare in modo serio e organico una tematica così delicata e importante
per il nostro Paese, migliorando sensibilmente le condizioni dei mediatori
interculturali i quali, allo stato attuale, sono impiegati nella pubblica
amministrazione e nel settore privato, senza avere alcun riconoscimento di
figura professionale, in una situazione di assoluta precarietà. Inoltre, una
Legge puntuale e precisa sulla figura del mediatore consentirebbe a migliaia
di professionisti immigrati, ma anche a migliaia di giovani italiani laureati
che studiano Scienze Sociali con specializzazione in Mediazione
interculturale, di concretizzare un sogno e dare vita a tante speranze, oltre
che dare dignità professionale e lavorativa.
________________________________________________________
Se è vero come è vero che la figura del mediatore interculturale sia una delle
più richieste e urgenti degli ultimi anni, impegnato come è nel settore
giudiziario, nelle strutture assistenziali pubbliche e private, nella scuola,
nella pubblica amministrazione, nel settore socio-sanitario, nel settore della
pubblica sicurezza, nelle aziende private, dimostrandosi con evidenza una
delle professionalità più idonee per fornire delle risposte alle esigenze di
integrazione in una società, come quella attuale sempre più multietnica e
interculturale, ne consegue sia ineludibile rimuovere gli ostacoli che ne
impediscono il riconoscimento.
_________________________________________________________
Da Presidente di un’Associazione che fin dalla nascita, operando sia sul
territorio pugliese che su quello italiano, è nata da un gruppo di mediatori ed
ha concentrato la propria attività sulla mediazione linguistico culturale e
l’inserimento lavorativo dei mediatori interculturali, e anche da mediatrice
che ha conseguito la propria formazione all’inizio degli anni 2000, sono
impegnata da anni sul tema della mediazione, tanto da contribuire anche ai
contenuti della proposta di legge Di Biagio.
_______________________________________________________
Alla luce di tali riflessioni, ritengo pertanto necessaria ed improrogabile
un’azione di sensibilizzazione finalizzata a raggiungere in tempi brevi
l’obiettivo del riconoscimento della figura del mediatore interculturale, con la
certezza di avere al mio fianco tanti giovani e tanti professionisti che
sostengono insieme a me una simile battaglia di civiltà e amore per il
prossimo.
________________________________________________________
Per tali motivi l’Associazione Integra Onlus, insieme con MNC – Movimento
Nazionale Nuovi Cittadini e l’Associazione Democrazia e Liberta e altre
Associzioni, proporrà un Appello popolare a seguito di una raccolta firme che
coinvolgerà tutta l’Italia e tutti i cittadini e le cittadine che dal 10 dicembre
2010 potranno, come noi, dire la loro e manifestare il proprio “Sì” per il
riconoscimento nel nostro Paese di un ruolo così delicato e importante sotto il
profilo professionale, sociale e culturale.
__________________________________________________________
Fiduciosi in un riscontro positivo, si porgono i più cordiali saluti.
Il Presidente
Dr.ssa Klodiana Çuka

il Riconoscimento della Figura Professionale del Mediatore Interculturale

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