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Stranieri o cittadini del mondo – Integrazione e transculturalità: elementi fondamentali per migliorare salute e benessere di italiani e stranieri” è il titolo del convegno organizzato dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà-INMP nell’ambito della XVII edizione dell’Exposanità, mostra internazionale al servizio della sanità e dell’assistenza a Bologna, a cui interverrà la dott.ssa Klodiana Cuka, Presidentessa di Integra. Il convegno, che si terrà mercoledì 26 maggio 2010, a partire dalle ore 8,30 presso il Palazzo degli Affari-Sala Topazio (P.zza della Costituzione 8, Bologna) e che vede il coinvolgimento della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (FIASO), della Confederazione Associazioni Nazionale di Distretto (CARD), della Regioni Emilia-Romagna e Lazio, della Provincia di Bologna – Assessorato alla Salute e all’Immigrazione, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nasce dalla considerazione che il fenomeno migratorio sta portando nella nostra società importanti elementi di trasformazione che coinvolgono anche il sistema di Welfare. Ne discende che i rapporti sociali hanno sempre più, bisogno di abilità, esperienze culturali diverse, capacità di ascolto tra comunità, etnie e singoli individui, portatori di culture proprie. Risulta pertanto necessario che tutte le istituzioni e i professionisti investano nello sviluppo delle competenze transculturali, al fine di contribuire a migliorare la qualità delle relazioni interpersonali e a favorire lo sviluppo dell’uguaglianza dei diritti e dell’equità, prendendo coscienza del valore aggiunto che i migranti possono offrire in una società multietnica. “E’ bene prendere coscienza che solo attraverso la conoscenza dell’ altro è possibile tessere relazioni solide e crescere reciprocamente – afferma Klodiana Cuka. Proprio in vista di tale fondamentale esigenza continuo a spendere la mia esperienza e il mio pensiero su un argomento che tanto mi sta a cuore: la mediazione interculturale. L’intellettuale immigrato deve essere coinvolto per primo nei cambiamenti legislativi e civili in Italia ed essere riconosciuto come professionista della comunicazione e dell’integrazione reale al fine di contribuire allo sviluppo della nostra società, oltre i confini territoriali e di appartenenza. La figura del mediatore, infatti, appare con evidenza una delle professionalità più idonee per fornire delle risposte alle esigenze di integrazione in una società, come quella attuale, sempre più multietnica, interculturale e globale. Sì perché egli viene impiegato nel settore giudiziario, nelle strutture assistenziali pubbliche e private, scuola, pubblica amministrazione, settore socio-sanitario, settore della pubblica sicurezza, aziende private. Insomma, in tutti gli ambiti del vivere quotidiano. Proprio per sostenere tale figura professionale sono diventata socia fondatrice dell’Associazione Nazionale di Mediatori Transculturali, la cui prima pietra sarà posta proprio al termine del workshop con la sottoscrizione l’Atto Costitutivo e lo Statuto. Nella splendida realtà bolognese voglio portare proprio questo messaggio, quello che io e la mia associazione abbiamo ormai fatto nostro: uniamoci, pur senza fonderci; distinguiamoci senza dividerci; rimaniamo uniti nella diversità”.
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Palazzo della Cultura Poggiardo di Lecce�
Incontro con il Sen. Giorgio De Giuseppe autore del libro “UNA VITA NON BASTA”.
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Integra Onlus insieme con Asal (Associazione studenti albanesi di Lecce) hanno accettato con entusiasmo l’invito per condividere l’iniziativa “Non C’é nessuna differenza” svolta ieri mattina nella p.zza di fornte alla stazione a Gallipoli.�
Un iniziativa degna di una risonanza nazionale, non solo per l’entusiasmo e la buona riuscita, ma anche per i contenuti presentati e l’alta qualità della ricerca degli stessi. Un iniziativa attuale e in coerenza con le attività di UNAR – Ufficio nazionale antidisciminazione razziale e di altre campagne nazionali contro il razzismo e la xenofobia!
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Tenuto conto della mia esperienza di vita, per metà vissuta tra l’estero e il mio Paese natio non posso che comprendere sia le richieste da parte degli immigrati di titolarità di diritti, di riconoscimento della propria identità culturale.. che le posizioni della maggior parte dei Governi europei, in rappresentanza delle aspettative delle popolazioni autoctone, posizioni di chiusura in quanto il fenomeno globale delle migrazioni ha messo in discussione valori consolidati da tempo dalle nostre democrazie liberal-occidentali, risultati poco adeguati all’evoluzione repentina della nostra società.
Partendo dal presupposto, mio personale, ma condiviso e ribadito anche da documenti internazionali e nazionali fondamentali come la Dichiarazione universale dei diritti umani e la stessa Costituzione italiana, che “tutti gli uomini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali e personali, sono uguali davanti alla legge, osservo che purtroppo quotidianamente si è di fronte, ad esempio, a una differenza “sostanziale” tra i cittadini italiani e gli stranieri, a una quantità di pregiudizi di una cultura verso l’altra e viceversa, a una situazione di difficoltà di convivenza pacifica, dovute alla coesistenza pluralistica di etnie culturali!�
Più del valore della tolleranza, che secondo molti autori contiene in sé un’accezione negativa, in quanto tende a non confrontarsi con la diversità altrui, ma a tollerarla!, risulta a mio parere essere fondamentale il valore del RISPETTO, in maniera bi-direzionale, ovvero sia rispettando la storia, la cultura, la politica, il sistema economico-sociale dello Stato ospitante, che la singola persona in quanto tale, portatrice di diritti e doveri nonostante parli una lingua diversa dalla nostra, credi in un Dio con un nome diverso dal nostro, abbia una cultura differente rispetto alla nostra.
Sono dell’idea che le persone che si trasferiscano in un altro luogo per cercare un lavoro, per studiare, o per sfuggire a situazioni drammatiche come la guerra e la povertà, quindi con l’intento di trovare un futuro migliore, abbiano degli iniziali difficoltà di adattarsi al nuovo ambiente, ma questo sicuramente non può esimerli dal rispettarlo. Dei vari racconti dei miei familiari, tutti emigranti di generazione in generazione, ma anche da quello che ho potuto recentemente vivere di persona in Germania, il nocciolo di ogni questione è che all’estero non ci hanno mai reso facile la permanenza e “non ci hanno mai accomodati”, anzi, molteplici erano le difficoltà! Tuttavia, sin dall’inizio, il messaggio principale era la richiesta da parte dei tedeschi in questo caso, del rispetto da parte nostra e di tutti gli stranieri del loro ordinamento giuridico. Non si parlava di integrazione, se non lavorativa, fino ad arrivare negli ultimi anni, vissuti anche da me, in cui predominante si fa la necessità di Integrazione! D’altronde problematica comune a tutti i Paesi europei che non trovano semplice definire una politica migratoria capace di evitare lo scontro fra le civiltà in cui la difficile convivenza può sfociare! Si richiede lungimiranza politica e capacità di cogliere e ottimizzare le risorse dell’immigrazione, e questo compito pare assai complesso, ma non impossibile!
Ora quel che mi sta più a cuore puntualizzare è che noi tutti dobbiamo cooperare, attraverso la mediazione interculturale, affinché si trovi quel compromesso che accontenti le molteplici esigenze e soprattutto ritengo che la gente immigrata, che decida di stabilirsi in un dato territorio debba poi non soltanto avere la volontà ma anche l’occasione da parte dello Stato che li accoglie di essere INTEGRATI, potendo indubbiamente conservare le proprie peculiarità culturali.�
Innanzitutto essi devono conoscere la lingua e la cultura del posto in cui risiedono e al contempo devono essere titolari di doveri e di rispetto verso lo Stato, ma anche godere dei diritti civili, sociali, culturali e politici nel momento in cui si può provare che si tratta di persone che vivano sul territorio in maniera stabile.�
Il contributo che io vorrei dare ad Integra Onlus è il mio impegno attivo di sensibilizzazione della comunità sociale per un atteggiamento di apertura nei confronti degli immigrati, che oramai sono peculiarità intrinseca della società multiculturale qual è quella in cui viviamo. Un messaggio forte di speranza, che faccia capire a tutti che gli esseri umani nascono liberi ed hanno pari dignità e diritti, e che dotati di ragione e coscienza possano assieme realizzare, sulla base di un spirito di fratellanza, una convivenza pacifica tra tutti i popoli!
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Il Movimento Cristiano lavoratori di Lecce e Integra onlus si apprestano a offrire una serie di servizi alla popolazione migrante attraverso lo sportello di via Alessandro Manzoni, 32/d-f, inaugurato lo scorso 13 marzo.
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