Il 30 luglio nel mondo è la data in cui si ricorda il drammatico fenomeno del traffico di esseri umani
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Il 30 luglio è la Giornata internazionale contro la tratta delle persone, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013, con Risoluzione A/RES/68/192, con l’intento di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime di tratta e promuovere la difesa dei loro diritti. La tratta di esseri umani è un crimine che vede uomini, donne e bambini vittime di gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che 21 milioni di persone siano vittime del lavoro forzato, qui ricomprese anche le vittime di sfruttamento sessuale.
La grande maggioranza delle vittime della tratta è utilizzata a scopo di sfruttamento sessuale ed il 35% delle vittime del lavoro forzato è costituito da donne. Secondo il rapporto mondiale sulla tratta delle persone elaborato dall’UNODC nel 2018 i dati dimostrano che il fenomeno della tratta riguarda tutto il mondo, la proporzione delle persone trafficate all’interno del proprio paese è raddoppiato nei ultimi anni fino a raggiungere il 58% di tutte le persone rilevate. Questo fenomeno riguarda tutti i paesi, siano essi paesi di origine, di transito o di destinazione delle vittime. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), quasi un terzo delle vittime sono minori. Inoltre, il 71% del totale è costituito da donne e bambine.
A settembre 2015, i governi di tutto il mondo hanno aderito all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile accogliendo anche gli obiettivi e i target che riguardano la tratta. Questi obiettivi esprimono il bisogno di porre fine al traffico e alla violenza sui bambini, di mettere in atto misure contro la tratta di persone. Le misure mirano a eliminare qualsiasi forma di violenza e di sfruttamento di donne e bambini.
Alcuni tra i luoghi con realtà drammatiche:
Mozambico: il dramma dei bambini albini, dove il fenomeno della tratta esiste soprattutto nei confronti di “bambini, donne e persone con problemi di pigmentazione della pelle”, ovvero albini.
Capoverde, “Abbiamo lanciato quattro progetti – racconta una religiosa – ovvero un centro di ascolto e di sostegno integrale per le donne; l’intervento psicosociale per i minori in situazione di esclusione; l’approccio all’ambiente per aiutare le donne che in contesti di prostituzione; l’attività di sensibilizzazione nelle scuole superiori e nelle università, con forum e tavole rotonde”.
Testimonianze in entrambi i casi della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, presso la Santa Sede, che offre un’ampia panoramica su questo tema, accendendo i riflettori soprattutto su quelle parti del mondo che hanno maggiori difficoltà a far sentire la propria voce.
Mentre l’appello disperato di Unicef, in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, ricorda al mondo, come a livello globale il 23% delle vittime siano bambine e ragazze.
Nei paesi UE la forma di tratta più comunemente segnalata è quella finalizzata allo sfruttamento sessuale, una forma di violenza di genere che colpisce in modo sproporzionato le donne e le ragazze (95% delle vittime registrate).
L’abuso sessuale è una violazione diffusa sia nei paesi d’origine dei giovani migranti e rifugiati che in quelli di transito, e che a volte si trasforma in sfruttamento anche nei paesi di destinazione. Un fenomeno complesso che va affrontato anche considerando le specifiche vulnerabilità dei minori stranieri non accompagnati, che rappresentano una delle categorie più a rischio.
Mentre in Italia ogni giorno che passa diventa disperata la situazione dei lavoratori migranti soprattutto braccianti agricoli. La normativa vigente in Italia (art. 18 del D. Lgs. 286/98 ai commi 1 e 2, e art. 25 D.P.R. 394/99 ai commi 1 e 3) assegna agli Enti locali la responsabilità di organizzare attività di assistenza e integrazione sociale per le vittime di tratta attraverso i servizi sociali o in convenzioni con organizzazioni private accreditate. Compito ribadito nella Legge 228/03 per l’istituzione di speciali programmi di assistenza alle vittime. Il decreto 286 sottolinea al comma 2 che il Sindaco deve essere informato di ogni percorso di assistenza e reintegrazione sociale avviato. Nel primo decennio degli anni duemila a beneficiare degli interventi sono state solamente vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, mentre da anni si registra un nuovo allarme su altre frontiere di sfruttamento. Emergenza che recentemente, in applicazione alla L. 228/93, è stata preso in carico dal bando annuale collegato all’art. 18, che ha previsto il cofinanziamento di percorsi di protezione sociale per le vittime di tratta delle varie tipologie di sfruttamento. L’attenzione della società civile che diventa portavoce presso le autorità competenti resta per fortuna alta, ma siamo ancora molto lontani da poter dire che il fenomeno potrà essere debellato.
Fonte: thedailycases.com